Quelli che seguono sono alcuni stralci di una relazione tecnica scritta dagli speleologi del gruppo RASD, a seguito delle spedizioni effettuate il 26 luglio e l'8 agosto 2009
Descrizione
Con i suoi 136 metri di profondità, la grotta del Catauso, rappresenta un inghiottitoio di grosse dimensioni, quasi il triplo come portata di acqua del Pozzo Comune di Carpineto Romano.
Fin dal 1765, la voragine è rappresentata nella carte di G. Astolfi, ma le prime esplorazioni di una certa importanza, dal punto di vista strettamente speleologico, sono state compiute nel 1928 e nel 1931 da squadre di speleologi guidati dal barone Franchetti senza comunque riuscire a raggiungere il fondo. Nel 1956 venne raggiunto il fondo. Nel corso degli anni poi, la grotta è stata oggetto di diverse visite, fino ai giorni 26 luglio e 8 agosto 2009 ovvero le date delle nostre visite. Oggi, una distesa di vegetazione ricopre la bocca della voragine carsica (forse un tempo luogo di riti sacrificali) che si apre alla base di una parete di roccia di una decina di metri dal piano campagna, con un diametro di circa 8 metri, nel quale confluiscono due fossi, fra i quali si interpone un rilievo.
Note tecniche
Entriamo dal fosso principale (1), dopo aver predisposto un deviatore e frazionata la nostra discesa a pochi metri dalla partenza, con un salto di circa 25 metri atterriamo nel punto più alto del terrazzo (2), per proseguire con una serie di gradoni fino ad un salto di 7 metri (3) (complessivamente circa 40 metri). L’ambiente è maestoso, dove le ampie colate calcitiche che lo adornano sui lati creano quasi un paesaggio surreale. Alla base della grotta, peraltro ingombra di grandi massi, la volta si abbassa fino a circa 5 - 8 metri di altezza. Proseguiamo la nostra progressione e dopo un ulteriore salto di circa 4 metri (5), veniamo proiettati in un’ampia galleria interrotta da un pozzo di circa 18 metri di profondità (6). Alla base del pozzo troviamo una grande depressione completamente asciutta (7), fatta eccezione di un piccolo ristagno di acqua, formatosi a pochi metri di distanza. La galleria alquanto alta e larga, prosegue per una ventina di metri, fino ad arrivare subito dopo ad una curva e ad un salto di circa 5 metri, alla base del quale si scorge una profonda vasca allagata (8). Al di là della vasca, si intravede l’inizio del meandro, lo stesso risulta parzialmente ostruito da materiale di varia natura. Per motivi di opportunità, si optava di interrompere in quel punto la progressione, ed iniziare la risalita. Al ritorno il sole estivo è riuscito ad insinuarsi nell’apertura della volta e attraversando l’aria satura di umidità disegna traiettorie precise sulle pareti.
Seguiamo affascinati questi fasci luminosi approfittando di questa occasione più unica che rara in una grotta, per realizzare delle foto quanto mai originali sfruttando la luce naturale del raggio di sole a quasi quaranta metri di profondità! Si ha appena il tempo di fare qualche scatto, che il raggio di sole scompare nel nulla lasciandoci alla luce delle nostre lampade. Gli straordinari contrasti di luce formatisi nella totale oscurità della grotta sono rimasti impressi nella nostra mente. Già appagati da questo spettacolo inatteso che la natura ci ha offerto, continuiamo, la nostra risalita dal fondo.
Osservazioni
Fin dal primo salto, ci troviamo contornati di rifiuti di ogni tipo (contenitori e brandelli di plastica, palloni, materiale vario, ecc). In una cengia del pozzo da 18 metri, veniva rinvenuto parte di un motore, mentre subito dopo la curva che conduce al laghetto (vicino al meandro) si rinveniva il cestello di una lavatrice
Sicuramente nel periodo invernale le acque lo percorrono violentissime, come testimoniano i tronchi e vario materiale detritico incastrati ad altezze considerevoli sopra il fondo della grotta. Il tutto contornato da vari tronchi incastrati a diverse altezze che formano una barriera a questi detriti. Probabilmente il Catauso veniva e viene tuttora utilizzato dagli abitanti di Sonnino come discarica.
Ringraziamenti
Si ringrazia Luciano De Angelis che con la sua disponibilità e fattiva collaborazione ha permesso di visitare questo straordinario ed imponente ambiente ipogeo, nonché Vincenzo Frateschi per la straordinaria documentazione fornitaci, così da accrescere la nostra conoscenza su questo enorme inghiottitoio.
I componenti la squadra:
- Renato Donati (capo gruppo);
- Stefano Siloni;
- Donato Brienza.
L’appoggio esterno, è stato assicurato da Alberto Tinarelli.
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