MARIA MADDALENA CENCIA
Lettera al mio paese
alla mia gente
Caro paese,
posto mio del cuore.
Ti penso in questi giorni e, per la prima volta, ti sento lontanissimo.
Nel ricordo, rivedo le tue case di pietra, strette l’una all’altra, le finestre col cielo sui
vetri, e i tetti rossi caldi di sole e luccicanti di pioggia quando, dalle nubi gonfie d’acqua
tuonano repentini e bruschi temporali.
Rammento la torre solitaria che, superba, sorveglia la Portella e i campanili delle chiese
antiche, che spandono musica di campane giù fino alle campagne.
Mi basta chiudere gli occhi per rivedere le stradine e l’intrico dei vicoli fatti di sassi
lucidi e lisci dal tanto camminare della Storia.
Mi manca, in questa forzata lontananza il suono delle voci che in dialetto mischiano
stupori, promesse e racconti ai fatti delle vite di quell’andirivieni della gente mia che
riconosco da lontano.
La mia è nostalgia acuta per una densa e semplice bellezza. Un senso di profonda
appartenenza ad ogni angolo, o pietra, o slargo che mi ha visto nascere e vivere la vita.
Niente toccate, vi prego, di tutte quelle pietre! Voglio trovare tutto com’era, quando
sarò tornata e potrò di nuovo sfiorare visi e luoghi. Saranno carezze lievi e meraviglia
infinita per questa vita che, allora più che mai, ci sembrerà preziosa.
A presto, paese mio!
(5 Aprile 2020)