DOLORE
Il nero è il tuo colore preferito, come il cipresso è il tuo albero,
dove tu, alla sua ombra, giochi con sedie a rotelle, barelle e stampelle,
mutilando e amputando bambole e giocattoli vari.
Il crisantemo resta il tuo fiore preferito,
la jena, lo sciacallo, l’avvoltoio i tuoi animali,
la marcia funebre la tua composizione musicale,
la sciagura l’evento più importante per te
e lo festeggi brindando con il sangue, tuo elisir preferito,
affondando poi il bisturi nella torta
e spegnendo le candeline con l’ossigeno della bombola.
Perché tu gioisci piangendo
e ti diverti tanto giocando con i morti all’obitorio.
Nessuno vorrebbe conoscerti, abbracciarti,
stringerti la mano quando per sfortuna ti si incontra,
perché quando tu entri nelle case diventi il padrone.
Nessuno vorrebbe conoscere il tuo nome,
ma pur non volendo, tu lo incidi nella carne delle tue prede
marcandolo con caratteri incancellabili.
Nessuno conosce la tua immagine, ma sicuramente
è crudele, beffarda e piena di sogghigni.
Nessuno conosce la tua voce, ma i tuoi acuti,
fatti di grida, sanno poco di canto e molto di straziante lamento.
Quando arrivi, giungi felpato, trafiggi, colpisci fortemente.
E l’uomo, oh dolore, che da sempre ti cerca invano
per supplicarti e implorare pietà, trova difficoltà a trovarti,
perché tu ti aggiri sempre nelle guerre, negli ospedali, nei cimiteri,
portando con te ogni sorta di malattia in tutte le parti del mondo,
trasferendoti all’occorrenza con ambulanze e carri funebri.
E pur non volendoti mai incontrare, l’uomo, per vincerti
con l’aiuto della medicina, cerca di combatterti.
Ma tu purtroppo ancora riesci a vincere,
eccezion fatta per: "CRISTO RISORTO".