LA FORTUNA
In una fresca mattinata in dormiveglia,
un venticello giunger mi fa una melodia,
che una figura camminando lentamente,
quelle note sempre più mi avvicina.
E mentre preceduto da una fanciulla con fare e passo lento
tanto che questa par nel pensier interrogar la gente,
che nel mattin già stancamente a lavorar va.
E così chi, in cuor suo, accarezzando della fortuna il sogno,
nel veder apparir quasi d’incanto quell’esil fanciulla,
lo sguardo e il desiderio va al pappagallo
che nella gabbia al momento dell’offerta
con il becco fuor prende un foglietto,
dove ad ognun chissà cosa avran scritto.
E nel triste constatar che l’uomo d’oggi più che nelle sue doti
cerca aiuto ancor nella fortuna, oroscopo, maghi,
gioco d’azzardo, droga, carte e vizi vari.
C’è gente, tanta gente, che con il morir di giovani
arricchisce, pascola e ingrassa tra le croci dei cimiteri
che, per far soldi in qualunque modo essi vengano, mette a dimorare.
Intanto la figura con la fisarmonica piano piano s’allontana
e la fanciulla con il pappagallo,
ai presunti fortunati e non,
intenzionalmente lascia un messaggio,
che appellandosi all’essere umano dice:
""Uomo cerca di rimanere te stesso,
nel mondo che sembra caderti addosso,
cerca intanto tu di trovare un punto d’appoggio,
per sollevare il mondo e rimanere a galla con esso".