COSA SONO LE TORCE |
Ogni anno nel primo pomeriggio
della vigilia della festa dell'Ascensione, i
sonninesi lasciano il paese e si dirigono verso
i confini del proprio territorio affrontando un
lungo percorso che si conclude alle prime luci
dell'alba del giorno seguente, dopo aver
segnato di notte, al lume di torcia, l'intero
perimetro comunale. |
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Il rito delle torce:
i vespri e la benedizione delle torce |
I torciaroli sono guidati da quattro
«caporali», che prima di partire ricevono dal parroco,
nel Santuario della Madonna delle Grazie in
Sant'Angelo, quattro grossi ceri benedetti |
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I CAPORALI |
I caporali
sono responsabili dell'ordinato svolgimento
della processione: guidano e controllano i
comportamenti dei pellegrini, portano le torce
benedette, fermano più volte il corteo per
ricordare le morti violente avvenute in
territorio sonninese. Ad ogni stazione ci si
inginocchia e si riprende il cammino solo dopo
aver recitato un Pater, Ave, Gloria e dopo il
grido di Evviva Maria e gli spari dei fucilieri
si riparte. L'incarico dei caporali dura fino
a quando si è in grado di partecipare alle
Torce. E' il caporale stesso a scegliere il
suo successore tra quelli che negli anni hanno
dimostrato maggiore attaccamento al rito. |
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la partenza delle torce |
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Terminata la
cerimonia religiosa tutti si radunano nella
piazza antistante la Porta San Pietro per
prendere il via alla processione delle Torce.
Molti uomini e recentemente anche donne sono
armati di fucili e sparano a salve. Tutti i
partecipanti intonano le litanie lauretane.
Il Sacerdote e le Autorità accompagnano i
torciaroli fino alla periferia del paese dove
ricevono la benedizione e il saluto augurale. |
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IL PERCORSO |
La processione procede compatta fino alla
contrada della Cona dove i pellegrini si dividono in due
gruppi. I caporali posti a guida di ciascun gruppo
ordinano la processione ed effettuano la conta dei
partecipanti. Una volta «le femmene annante e
gl'ommene areto» (le donne avanti e gli uomini
indietro) era una rigida prescrizione. Oggi si dà
indicazione ai pellegrini per un dignitoso e composto
comportamento. |
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I torciaroli
della «via di sopra» percorrono i confini con
il comune di Monte San Biagio e Amaseno fino
alle Serre. Qui aspettano che tramonti
completamente il sole e che faccia notte.
L'obiettivo è di spuntare con le torce di
fronte a Sonnino facendosi vedere da quanti si
sono raccolti sulla piazza principale del paese
(Piazza Garibaldi-la Portella) per assistere
allo spettacolo. Dal paese tutti possono
osservare la striscia di fuoco che avanza lungo
le Serre verso il confine di Roccasecca dei
Volsci, e assistere all'impervia discesa verso
Priverno.
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la via di sotto |
I
torciaroli che percorrono «la via di sotto»
seguono i confini con Monte San Biagio fino a
Monte Romano, dove una piccola comunità di
pastori imbandisce una ricchissima tavola con
vino, acqua, caciotte, dolci all'uovo. Ad
osservare la discesa verso il Frasso ci sono gli
abitanti della pianura al confine con Terracina. |
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Il ricongiungimento alla sassa |
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Il
ricongiungimento dei due gruppi sancisce la
chiusura del cerchio. La scelta di seguire un
percorso determina un'appartenenza al gruppo,
un'affezione verso il viaggio con una
determinata compagnia che si ripete di anno in
anno. In contrada La Sassa tra abbracci e saluti
i torciaroli si compattano e si dirigono verso
l'abitato di Sonnino. |
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Un pezzo di torcia per ognuno dei partecipanti |
In contrada
Monte Romano e in contrada La Sassa le torce
benedette di cera «zaura» vengono divise in
piccoli pezzi e donati ad ogni torciarolo. Non
sono semplicemente un ricordo, ma il segno
tangibile per aver partecipato alla processione.
Ognuno conserva gelosamente la sua parte di
torcia alimentando la leggenda dei poteri magici
che ogni frammento possiede. In particolare è
ancora viva la credenza che ogni qualvolta si
scateni un temporale o una tempesta (ju furano)
accendere il pezzetto di cera vergine faccia
calmare gli elementi naturali. |
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IL RIENTRO a sonnino |
La processione rientra a Sonnino nelle
prime luci dell'alba in modo fragoroso, scandita da
una più partecipata recitazione delle litanie
lauretane, che enfatizzano la già esasperata
concitazione dei torciaroli, esausti e inebriati dalla
stanchezza, dai canti e dall'odore della polvere da
sparo. Nel centro abitato chi dorme è svegliato
dall'irruzione attraverso la Porta di Tocco, poiché
gli spari dei fucilieri rimbombano tra gli angusti
vicoli. Dopo aver percorso il centro storico si
raggiunge la chiesa di Sant'Angelo per la funzione
religiosa di conclusione. |
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Le torce hanno una origine antica:
gli ambarvalia romani |
L'origine di
un Castrum Sompnini (Sonnino) sul colle di
Sant'Angelo è collocata attorno al X secolo
d.C. Attualmente non esistono prove
archeologiche di un insediamento risalente al
periodo romano o preromano nel luogo dove sorge
il paese. Ma nel territorio sonninese, in
particolare nella fertile valle dell'Amaseno,
sono presenti resti di ville rustiche romane
(fattorie), per questo non si possono escludere
riti e consuetudini connessi con la pratica
agricola molto prima della fondazione di
Sonnino. |
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Gli Ambarvalia figurano tra le ritualità
che si collegano direttamente alle Torce.
Ci sono straordinarie coincidenze:
- il periodo (fine maggio)
- il percorso circolare
- la recitazione delle litanie durante il percorso
- l'uso delle torce per illuminare il cammino e per
purificare i campi (lustratio)
Nelle Torce, però, NON avvengono sacrifici animali. |
Gli AMBARVALIA (ambio vado in giro
ed arvum campo) erano un antica festa romana che si
celebrava alla fine di maggio in onore di Marte, poi di
Cerere (dea della coltivazione), a cura del sodalizio
degli Arvali (confraternita sacerdotale romana) per
purificare le messi e allontanare i cattivi influssi.
Consisteva nel sacrificare un porco, una pecora e un
toro (suovetaurilia) dopo averli condotti in processione
tre volte intorno ai campi. |
Carmen ambarvale |
La preghiera che veniva recitata in
questa festa era il Carmen Ambarvale
(iscrizione databile al 218 a.C.) |
«enos Lases iuvate
enos Lases iuvate
enos Lases iuvate
neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
semunis alterni advocapit conctos
semunis alterni advocapit conctos
semunis alterni advocapit conctos
enos Marmor iuvato
enos Marmor iuvato
enos Marmor iuvato
triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe.» |
«Lari aiutateci,
Lari aiutateci,
Lari aiutateci,
non permettere, Marte, che rovina cada su molti.
non permettere, Marte, che rovina cada su molti.
non permettere, Marte, che rovina cada su molti.
Sii sazio, crudele Marte. Balza oltre la soglia.
Rimani lì.
Sii sazio, crudele Marte. Balza oltre la soglia.
Rimani lì.
Sii sazio, crudele Marte. Balza oltre la soglia.
Rimani lì. Invocate a turno tutti gli dèi
delle sementi.
Invocate a turno tutti gli dèi delle sementi.
Invocate a turno tutti gli dèi delle sementi.
Aiutaci Marte.
Aiutaci Marte.
Aiutaci Marte.
Trionfo, trionfo, trionfo, trionfo, trionfo.»
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Le tipologie dei riti con camminata
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Gli studiosi che si sono occupati dei
rituali con camminata (parata, corteo, processione)
hanno individuato diverse tipologie di riti, che pur
avendo un punto di partenza ed arrivo, hanno differenti
funzioni simboliche. Esistono infatti: |
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La processione. A
Sonnino è molto importante quella della Madonna
delle Grazie
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Percorsi
unidirezionali che implicano un movimento
irreversibile che mira ad una meta, per così dire
catartica, in cui l'arrivo rappresenta una sorta
di vittoria simbolica. Il territorio di Sonnino era
percorso dalla via Francigena che aveva come meta
finale Roma.
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Percorsi che
implicano un percorso di andata e ritorno
enfatizzando l'idea di reversibilità, il giro di
boa è una fine ed un inizio al tempo stesso. A
Sonnino si svolge il Pellegrinaggio al Santuario
della Santissima Trinità a Vallepietra.
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Percorsi a
circuito chiuso che seguono un movimento circolare
delimitante uno spazio territoriale entro un confine
reale o ideale, utile ad includere e ad escludere
simbolicamente. E' il caso delle Torce.
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LA PROCESSIONE |
La processione
ogni sette anni in onore della Madonna delle
Grazie si snoda tra le vie del paese fino a
Monte di Pietà.
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percorsi che mirano ad una meta
LA
VIA FRANCIGENA o ROMEA
Era una via
che dall'Europa occidentale , in particolare
dalla Francia, portava i PELLEGRINI fino a Roma
e da qui verso la Puglia dove c'erano gli
imbarchi per la Terra Santa.
Sonnino era un punto importante del percorso
perché per i pellegrini rappresentava gli
ultimi cento chilometri per chi era diretto a
Roma o i primi cento per chi aveva come meta
Gerusalemme e il Santo Sepolcro.
Lo scopo di questi pellegrinaggi era
fondamentalmente purificatorio.
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Percorsi che implicano un viaggio di andata e ritorno |
IL
PELLEGRINAGGIO ALLA SANTISSIMA TRINITA' di Vallepietra |
IL PELLEGRINAGGIO ALLA SANTISSIMA TRINITA’ di Vallepietra
Esaudire un voto implicava un viaggio con un «giro di boa» che segnava la fine e un nuovo inizio.
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Percorsi a circuito chiuso: le rogazioni
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Seguono un movimento che
trascurando i valori specifici della partenza e
dell'arrivo DELIMITA UN DETERMINATO SPAZIO
TERRITORIALE.
Introdotte in Europa dal Cristianesimo nel V-VI
secolo erano riti che precedevano la festa
dell'ASCENSIONE.
Queste processioni CIRCUMAMBULATORIE includevano
il proprio territorio con particolare
riferimento ai campi coltivati.
Durante la processione si effettuavano soste in
punti simbolici e nell'ultima stazione si
celebrava la Messa
Lo scopo delle ROGAZIONI era quello di invocare
attraverso le Litanie la benedizione divina sul
lavoro e sui prodotti della terra.
Particolare importanza in questo culto cristiano
è data dalla penitenza
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La circumambulazione delle torce |
Il tema dell'allontanamento dei nemici
tramite la circumambulazione è particolarmente presente
nelle Torce.
Guerre territoriali, rivalità paesane, vicende
banditesche sono riferimenti alla cultura e storia
locale
La presenza dei fucilieri è connessa alla necessità
di allontanare un nemico contro cui far valere la forza
di una barriera eretta definendo lo spazio territoriale. |
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LE TORCE |
Ridisegnare i confini di uno spazio con un rito.
Le TORCE derivano dalle rogazioni |
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L'ORIGINE DELLE TORCE A SONNINO |
Le Torce
traggono origine dalla necessità di difendere il
proprio territorio dai «mali» che lo affliggono.
Tra questi spicca il contenzioso con Priverno in
merito alla definizione dei confini territoriali
e il cosiddetto «tributo di San Pietro».
Con la Bolla di Gregorio IX del 13 LUGLIO 1227
si stabilivano i confini fluviali tra Sonnino e
Priverno. Il fiume Amaseno, confine naturale, a
causa del suo percorso naturalmente variabile
alimentava contenziosi territoriali.
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Una disputa durata
almeno sei secoli prevedeva il versamento da parte dei
sonninesi di un tributo di 11 scudi e 62 baj e una
TORCIA DI CERA «zaura» (vergine) da versarsi ai
privernati il 29 giugno di ogni anno a titolo di
tributo. La disputa terminò con l’Unità d’Italia |
La documentazione sull’origine delle torce |
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Il rito
praticato dai sonninesi lungo il perimetro dei
confini comunali è documentato fin dal seicento.
Nel 1872 nel bilancio del Comune di Sonnino (
Categoria VIII Culti e Cimiteri) compaiono,
iscritti a bilancio, contributi per le torce
dell’Ascensione.
A questo proposito vale la pena di sottolineare
che nell’ Editto del 20 agosto del 1817 del
Segretario di Stato Cardinal Ercole Consalvi si
fa esplicito riferimento alla fondamentale
funzione dei cacciatori per la difesa del
territorio. |
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Il fuoco e le torce |
Il fuoco è centrale nel rito delle Torce perché
esprime la rifondazione ciclica dello spazio,
del tempo, della comunità e dei singoli
individui.
La comunità attorno al fuoco si ritrova e si
riappropria del suo spazio culturale.
Il fuoco è utile e devastante, è santo e
maledetto.
Il fuoco è forza trasformatrice per eccellenza,
detiene il valore della purificazione: distrugge
i mali e le colpe accumulate e difende dalle
forze ambigue e pericolose.
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Il rito della preparazione delle torce:
la cera zaura e il lino grezzo |
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Il rito della preparazione
delle Torce inizia nel mese di febbraio con il
reperimento del lino grezzo e della cera vergine
necessaria
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le pirie e le scarsette |
Il lino grezzo
si lava con la candeggina e una volta asciugato
con l’utilizzo dell’arcolaio si ottengono i
gomitoli di lino bianco detti PIRIE.
Una settimana prima dell’Ascensione utilizzando
le SCARSETTE si prepara l’anima di lino della
torcia.
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la torcia di cera vergine |
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Una volta fatta a pezzi la
cera vergine viene fatta sciogliere in una
pentola.
In questa viene calato il lino che si impregna
della stessa cera, quindi viene stirato e messo
ad asciugare
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Raffreddandosi la cera si solidifica dando alle
matasse la consistenza e la rigidità necessarie
per poter essere legate con le altre
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la torcia dei caporali |
La torcia dei
Caporali è composta da quattro lunghe matasse di
150 cm.
Le quattro matasse imbevute di cera , unite
insieme formano la grande torcia dei caporali.
I quattro pezzi vengono tenuti insieme con
l’utilizzo di cera vergine colata con un
barattolo e quindi appesi a raffreddare.
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I SUONI DELLE TORCE |
Due sono gli
elementi sonori che dominano le Torce:
l’esecuzione ripetitiva delle Litanie Lauretane,
che sembrano ripetere i Canti degli Ambarvalia
romani, e gli spari a salve dei fucilieri.
Questa particolarissima combinazione sonora
marca in modo singolare e inequivocabile
l’evento, rendendolo riconoscibile a tutte le
comunità vicine.
Le Litanie Lauretane sono spesso intercalate da
modi di dire in stretto dialetto sonninese .
«Caporale aspetteme ora pro nobis» è un modo
dire che connota talvolta la recita Lauretana.
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Le litanie lauretane Durante le torce |
Kirie
Eleison
Christe eleison
Christe audi nos
Christe exaudi nos
Pater de coelis Deus - Miserere nobis
Fili redemptor mindi Deus - R.
Spirtus Sancti deus
Sancta Trinitas Uns Deus
Sancta María, ora pro nobis.
Sancta Dei génetrix, R.
Sancta Virgo vírginum, R.
Mater Christi, R.
Mater Ecclésiae, R.
Mater divínae grátiae, R.
Mater puríssima, R.
Mater castíssima, R.
Mater invioláta, R.
Mater intemeráta, R.
Mater amábilis, R.
Mater admirábilis, R.
Mater boni consílii, R.
Mater Creatóris, R.
Mater Salvatóris, R.
Virgo Prudentissima R.
Virgo Veneranda R. |
Virgo praedicanda r.
Virgo potens R.
Virgo clemens R.
Virgo fidelis R.
Speculun iustitiae R.
Sedes sapientiae R.
Causa nostra laetitiae R.
Vas spirituale R.
Vas honorabile R.
Vas insigne devotionis R.
Rosa mystica R.
Turris davidica R.
Turris eburnea R.
Domus aurea R.
Foederis arca nR.
Janua coeli R.
Stella matutina R.
Salus infirmorum R.
Refugium peccatorum R.
Consolatrix afflictorum R.
Auxilium christianorum R.
Regina Angelorum R.
Regina Patrircarum R.
Regina Prophetarum R.
Regina Apostolorum R.
Regina Marthyrum R. |
Regina Confessorum R.
Regina Virginum R.
Regina Sanctorum amnium R.
Regina sine labe originali concepta R.
Regina in colei assumpta R.
Regina sacratissimi Rosarrii R.
Regina pacis R.
Avvocata nostra R.
Maria della Civita R.
Maria della Dellibbera R.
Maria delle Grazie R.
Santo Cataldo R.
Sant'Antonio R.
Santo Gaspare R.
Santa Adscenzione R.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
Pace nobis Domine
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
exaudi nos Domine
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
miserere nobis.
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LA STORIA DELLE TORCE... CONTINUA |
Le Torce sono un rito vivo e vitale.
Hanno una storia millenaria, ma la popolazione di
Sonnino le ha più volte modificate adeguandole alle sue
esigenze storicamente documentate. Difesa dei confini,
brigantaggio, benedizione dei campi, ricordo e identità
culturale sono elementi che riemergono alla vigilia
della festa dell’Ascensione di ogni anno e fanno parte
dei nuclei fondanti di una comunità. Per questo vanno
vissute e salvaguardate. Non sono una camminata, esse
appartengono al modo di essere sonninesi. |
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Prof. Giuseppe LATTANZI
Prof. Vito LATTANZI |
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