Sonnino per molti secoli ha fatto da limite estremo dello
Stato Pontificio e da baluardo nei confronti del Regno di
Napoli.
Il suo territorio occupa, infatti, quel lembo meridionale
della Ciociaria appartenuto fino agli anni Trenta al
comprensorio di Frosinone e che un tempo, come provincia di
Marittima e Campagna
, costituiva, a sud, una delle frontiere dello Stato
Pontificio.
In questo ambiente geografico, sino a tutto l'ottocento, la
storia del paese è caratterizzata da un'opposizione dentro
e fuori piuttosto ambigua e ambivalente , del tutto tipica
dei territori di frontiera, non completamente definiti sotto
il profilo politico-amministrativo e ancora non
completamente ecumenizzati: l'economia prevalente era quella
pastorale, tradizionalmente in antagonismo con
l'agricoltura;
il brigantaggio
era di casa in tutta l'area compresa tra le palude pontine
(Stato Pontificio) e la piana di Fondi (Regno di Napoli).
La stessa tradizione orale contemporanea, quanto guarda al
passato, ricorda soprattutto storie di frontiera che
raccontano di "sconfinamenti" (delle comunitÃ
vicine e dei briganti), di "oltrepassamenti" (dei
pastori), di "trasferimenti" (dal paese nelle
frazioni di pianura).
In questa peculiare cornice si inserisce la suggestiva
Processione delle Torce che rappresenta in modo emblematico
l'intera realtà antropologica di Sonnino, dove la
nozione di"limes" traduce una vocazione del
territorio a "giocare" sul confine gran parte delle proprie
dinamiche identitarie.
(fonte Museo)
Il tema del confine che caratterizza il Museo
Demoetnoantropologico, inaugurato nel 2008, valorizza una
vocazione del territorio, in vario modo percepita e
rappresentata dalla vita sociale contemporanea.
La storia di Sonnino dal medioevo all'età moderna ha
continuamente avuto a che fare con questioni riguardanti i
confini.
Frontiera celebrata nelle cronache e nell'iconografia
europea per l'indole ribelle dei suoi abitanti, briganti di
fama impegnati in contese e conflitti territoriali con le
comunità limitrofe, Sonnino è entrato
nell'immaginario dei viaggiatori del Grand Tour e ancora
oggi vanta, tra le sue principali manifestazioni, una
processione che in occasione dell'Ascensione percorre a lume
di torcia i confini del comune.
La missione del Museo presenta due finalità :
- rivisitare i contenuti della tradizione alla luce
dell'esperienza contemporanea invitando a riflettere sul
confine culturale come limite e come risorsa;
- mettere a fuoco quei momenti, quegli aspetti e quei
personaggi che partecipano del processo di costruzione della
nozione locale di patrimonio culturale.
L'allestimento è organizzato in scenografie, visioni,
drammatizzazioni e altre suggestioni multisensoriali.
Al centro dell'attenzione non c'è una collezione di
oggetti, ma la propensione a connettere storia ed
etnografia, a comparare interpretazioni e significati, in
modo da fornire al visitatore uno spazio di riflessione
critica sulle vicissitudini dell'identità e sui
cambiamenti in atto negli stili di vita locali.
Il percorso espositivo si snoda lungo quattro sezioni:
La prima:
Terra di confine perchè?
illustra alcune tematiche specifiche della realtÃ
culturale sonninese e presenta in modo problematico la
dimensione globale di cui questa realtà fa parte.
La seconda
Patrimonio rappresentato/territorio vissuto
focalizza il rapporto esistente tra alcune vicende storiche
centrali per la vita degli abitanti e le attuali
rappresentazioni dell'identità locale. Un posto di
primo piano vi occupa la
Processione delle Torce a
cui si accompagnano stimolanti confronti interculturali.
Lattenzione si sposta poi su tre significativi
Personaggi di frontiera
(Maria Grazia, il brigante Gasbarrone e Giacomo Antonelli).
La storia di
Maria Grazia, moglie di un brigante e
vera propria icona della pittura di genere dell'epoca, ha un
valore emblematico dal punto di vista della
patrimonializzazione culturale locale, poichè la sua storia
è connessa allo sfollamento di Sonninesi decretato da Pio
VII nel 1819.
Con la figura di
Antonio Gasbarrone (1793-1882),
invece, non si centra l'attenzione sulla complessa storia
del brigantaggio di cui altri musei trattano diffusamente,
ma si mette a fuoco la storia di un brigante di successo
che, con le sue gesta, ha travalicato sia i luoghi che la
sua epoca.
Giacomo Antonelli (186-1876), figlio di un mercante
di campagna, fu proptagonista degli ultimi decenni della
storia politica dello Stato Pontificio ed ebbe una carriera
che gli frutterà l'ambigua fama di "
Richelieu"
italiano nella Chiesa di Pio IX.
Il percorso termina con
Parole e immagini dell'Altrove
che pone l'attenzione sulle storie di vita, sulle percezioni
attuali del territorio e sulle esperienze contemporanee.
Completano il Museo una sala visioni per propiezione di film
e documentari e uno spazio espositivo per mostre temporanee.
(fonte Museo)