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Jo CATAUSO


Recentemente "Jo Catauso" è stato visitato dagli speleologi del gruppo RASD mediante due spedizioni nei giorni 26 luglio e 8 agosto 2009.
Il gruppo di speleologi ha voluto mettere a disposizione dei visitatori di sonnino.info alcune foto e una relazione tecnica da essi prodotte.
Il materiale ci è stato fornito da Luciano De Angelis e Vincenzo Frateschi.

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     Con voce greco-latina lo chiamano «Catauso», da κάτω, giù, in basso e -os-oris della lingua latina che vuol dire, bocca, imboccatura, apertura, entrata, foro. Immenso sprofondamento della terra che nei secoli ha «inghiottito» storie, leggende e rifiuti a non finire. Al suo interno, stalattiti e stalagmiti, spelonche, laghetti. Un paesaggio sotterraneo, sui cui sgranare gli occhi e che ha già incantato speleologi, ma che oggi appare inaccessibile e dimenticato come un male da rimuovere. Invece la terra di Sonnino sembra nascondere tesori.
     Al «Catauso» sono scesi in visita (nel 1928 e nel 1931) squadre di speleologi guidati dal barone Franchetti.


Nel 1955, altri riuscirono ad arrivare ad una profondità di 200 metri. Imprese audaci. Esplorazioni scientifiche ricche di nuove conoscenze sulla natura bellissima che nasconde nel sottosuolo le forme ipogee del carsismo. Oggi, una distesa di vegetazione di macchia mediterranea ricopre la bocca della voragine carsica, una vasta area che appartiene a privati e che fino a cinquant’anni fa ha eccitato la fantasia degli adolescenti che spesso si spingevano fin là (al «lagone») per buttare sassi e ascoltare il tonfo che riecheggiava nelle lontane sonorità dell'abisso sotterraneo.
     E si raccontava di una donna che, intorno agli anni '30, aveva prestato una cospicua somma di denaro a gente benestante del paese, con la promessa di interessi e di restituzione della somma, all'insaputa del marito, emigrato in America e poi, di fronte all'impossibilità di riavere la somma, nell'imminenza del ritorno, aveva deciso di scomparire nel «catauso».
     Eventi tragici, la cui verità, con i particolari, restano sepolti nei pozzi e nelle gallerie dell'immenso inghiottitoio. La memoria popolare non li ha cancellati, ma è ancora restia a farli diventare storia. Così accade, del resto, per «L'osa dei Marocchini», nel confinante terreno carsico di Roccasecca dei Volsci, dove si troverebbero le ossa dei marocchini in cerca della strada per Amaseno, cui un pastore diede false indicazioni, facendole cadere nella trappola di una foiba. Non solo drammi, ma spettacoli naturalistici incontaminati di straordinaria bellezza ha offerto il «catauso» per chi ha avuto l'ardire di scendere alle sue profondità. «Té la vocca accome io catàuso», «Hai la bocca, come il catauso» , nel modo di dire popolare si concentra l'immensità della voragine che ingoia le acque di monte Tavanese. Una volta, al suo esterno, si formò un grande lago e, secondo la gente, il fatto avvenne perché il «catauso» s'era otturato.
     Le montagne di Sonnino sono formate da rocce calcaree, ricche cioè di carbonato di calcio. L'acqua piovana, che contiene anidride carbonica, scioglie il calcio; il terreno si spacca e lascia colare l'acqua nel sottosuolo scavando cavità ed inghiottitoi, cunicoli. Nella vallata, che si trova ai piedi del monte delle Fate, si può vedere uno di questi  fenomeni carsici: il “catauso” appunto. Esso è un inghiottitoio naturale con ampia apertura (circa 10 metri) e una profondità di 124 metri, con cunicoli che si dipartono dal fondo e si prolungano in direzioni diverse sotto la vallata e verso la montagna.

da "Latina Oggi"