Con voce greco-latina lo chiamano
«Catauso»,
da κάτω, giù, in basso e -
os-oris
della lingua latina che vuol dire, bocca, imboccatura, apertura,
entrata, foro. Immenso sprofondamento della terra che nei secoli
ha «inghiottito» storie, leggende e rifiuti a non finire. Al suo
interno, stalattiti e stalagmiti, spelonche, laghetti. Un
paesaggio sotterraneo, sui cui sgranare gli occhi e che ha già
incantato speleologi, ma che oggi appare inaccessibile e
dimenticato come un male da rimuovere. Invece la terra di
Sonnino sembra nascondere tesori.
Al «Catauso» sono scesi in
visita (nel 1928 e nel 1931) squadre di speleologi guidati dal
barone Franchetti.
Nel 1955, altri riuscirono ad arrivare ad una
profondità di 200 metri. Imprese audaci. Esplorazioni
scientifiche ricche di nuove conoscenze sulla natura bellissima
che nasconde nel sottosuolo le forme ipogee del carsismo. Oggi,
una distesa di vegetazione di macchia mediterranea ricopre la
bocca della voragine carsica, una vasta area che appartiene a
privati e che fino a cinquant’anni fa ha eccitato la fantasia
degli adolescenti che spesso si spingevano fin là (al «lagone»)
per buttare sassi e ascoltare il tonfo che riecheggiava nelle
lontane sonorità dell'abisso sotterraneo.
E si raccontava di una
donna che, intorno agli anni '30, aveva prestato una cospicua
somma di denaro a gente benestante del paese, con la promessa di
interessi e di restituzione della somma, all'insaputa del
marito, emigrato in America e poi, di fronte all'impossibilità
di riavere la somma, nell'imminenza del ritorno, aveva deciso di
scomparire nel «catauso».
Eventi tragici, la cui verità, con i
particolari, restano sepolti nei pozzi e nelle gallerie
dell'immenso inghiottitoio. La memoria popolare non li ha
cancellati, ma è ancora restia a farli diventare storia. Così
accade, del resto, per «L'osa dei Marocchini», nel confinante
terreno carsico di Roccasecca dei Volsci, dove si troverebbero
le ossa dei marocchini in cerca della strada per Amaseno, cui un
pastore diede false indicazioni, facendole cadere nella trappola
di una foiba. Non solo drammi, ma spettacoli naturalistici
incontaminati di straordinaria bellezza ha offerto il «catauso»
per chi ha avuto l'ardire di scendere alle sue profondità. «
Té
la vocca accome io catàuso», «Hai la bocca, come il catauso» ,
nel modo di dire popolare si concentra l'immensità della
voragine che ingoia le acque di monte Tavanese. Una volta, al
suo esterno, si formò un grande lago e, secondo la gente, il
fatto avvenne perché il «catauso» s'era otturato.
Le montagne di Sonnino sono formate da rocce calcaree, ricche
cioè di carbonato di calcio. L'acqua piovana, che contiene
anidride carbonica, scioglie il calcio; il terreno si spacca e
lascia colare l'acqua nel sottosuolo scavando cavità ed
inghiottitoi, cunicoli. Nella vallata, che si trova ai piedi del
monte delle Fate, si può vedere uno di questi fenomeni carsici:
il “catauso” appunto.
Esso è un inghiottitoio naturale con ampia
apertura (circa 10 metri) e una profondità di 124 metri,
con cunicoli che si dipartono dal fondo e si prolungano in direzioni
diverse sotto la vallata e verso la montagna.